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Gli Iron Hands possono essere annoverati tra i più implacabili difensori dell’Imperium. Sono spinti dal desiderio di raggiungere una fredda perfezione priva di emozioni, di abbandonare la fragile carne e abbracciare l’inflessibile resistenza della macchina. Mettendo in primo piano il potere della logica, combattono una guerra eterna contro le infinite ondate di eretici, traditori e xeno corrotti che minacciano l’eredità dell’Imperatore, senza curarsi del prezzo che il Capitolo, o gli altri, debbano pagare.
Gli Iron Hands hanno una ferita aperta nella loro anima collettiva, una macchia risalente ai primi giorni dell’Eresia di Horus. Il loro Primarch, Ferrus Manus, fu infatti il primo di quella divina confraternita a cadere nel conflitto stellare, abbattuto dal traditore Fulgrim sui campi insanguinati di Isstvan V.
Danno da sempre la colpa della tragedia a Manus per essersi fatto sopraffare dall’ira. I sopravvissuti a quell’amaro giorno decisero che non sarebbero andati incontro all’insulsa fine del padre genetico, e abbracciarono così la logica insensibile e la precisione meccanica.
Considerarono le carte come una debolezza, reputandola la fonte di ogni emozione. Da quel giorno seppellirono i loro sentimenti sotto questo inflessibile mantra, epurando ritualmente le loro indegne viscere a favore della fredda e affidabile forza della macchina.
Nel suo cuore ogni figlio di Manus sa di perseguire un obiettivo impossibile. Una macchina non può venerare l’Imperatore, né tenere fede alle leggendarie tradizioni di un Primarch morto da tempo, ma un uomo di carne e ossa, per quanto post-umano possa essere, non è forte a sufficienza per difendere l’Imperium.