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Gli invasori abissali non vanno alla ricerca di terre o bottino, ma di anime mortali. Gli Idoneth Deepkin giungono avvolti da una foschia mistica, un’aura di paura che turbina attorno ai loro corpi. Persino quando combattono sulla terraferma si portano appresso la magia dei loro regni, un mare etereo di correnti vorticanti e pressione schiacciante. Più di un abitante delle terre emerse ha annaspato di incredulità di fronte si leggendari colossi degli abissi che fluttuano nell’aria, combattendo al comando di guerrieri aelfici dagli occhi di ghiaccio.
Con la velocità di un’inondazione i ranghi uniti di fanteria Namarti avanzano nel folto della mischia, seguiti da cavalieri a dorso di anguille che sfrecciano rapidi sui fianchi. Sinistri corpi dotati di pinne escono serpeggiando minacciosamente dall’oscurità, mentre gli aelves che li cavalcano scatenano raffiche di arpioni. Martellanti tamburi irradiano magia distorcente e colossali Leviadons sfrecciano in cielo, respingendo le frecce nemiche con i loro spessi gusci corazzati.
Al culmine della battaglia gli Idoneth danno il massimo, inarrestabili nella loro furia. Al recedere della marea anche le loro linee di battaglia si ritirano, continuando però a far piovere frecce e a lanciare contrattacchi. Si lasciano alle spalle solo rovine, morte e dormienti che non si risveglieranno più, vittime private dell’anima. Ripiegando tra le onde, tornano quindi al totale isolamento degli abissi.