La strada per diventare un vero esperto di manga può essere lunga e tortuosa. Storia, autori, opere principali: le cose da imparare sono tante e orientarsi non è semplice, soprattutto all’inizio. Come tuoi Senpai di fiducia, abbiamo quindi raccolto le 18 domande più frequenti che fan e curiosi pongono a Google sui manga e le relative risposte.
È il momento di intraprendere questo ricco e avvincente percorso!
Che cosa sono i manga?
Molto semplicemente: i fumetti giapponesi. O, almeno, è così per noi occidentali.
In Giappone, infatti, il termine è di fatto sinonimo del nostrano “fumetto”, in senso ampio e generico. Per noi occidentali, invece, “manga” (in giapponese, 漫画) indica un particolare stile e una provenienza geografica, pur senza alcuna distinzione di genere narrativo, target e tematiche trattate.
I manga sono di solito stampati in bianco e nero, ma si possono trovare anche a colori e quasi sempre si leggono “al contrario”, ovvero sfogliandoli da destra verso sinistra.
In Occidente, i manga sono tipicamente pubblicati in raccolte di capitoli di una singola opera, mentre in Giappone capitoli di poche tavole vengono letti quasi sempre su riviste specializzate, che comprendono diversi titoli.
Che differenza c'è tra manga e fumetti?
Partendo dal presupposto che in Giappone il termine “manga” definisce tutti i fumetti senza distinzione, ad oggi per noi occidentali il fumetto è quello di stampo americano o europeo che racconta di solito storie di supereroi o ha un target di persone giovani e di sesso maschile (con le dovute eccezioni, come le graphic novel o la produzione per adulti).
Un manga invece è tale per via della sua aderenza alle convenzioni narrative e agli stili giapponesi (anche se, secondo alcuni, non per forza deve essere giapponese d’origine, vedi Radiant).
Un’altra differenza tra manga e fumetti riguarda il formato: i nostri fumetti sono stampati in fascicoli più sottili e “alti”, mentre i manga nel classico formato tankōbon tendono a contenere più trama - e quindi più pagine - di un equivalente occidentale.
Cosa vuol dire tankōbon?
Di per sé, il termine significa “libro singolo”, ovvero non integrato in una raccolta di più volumi. Per l’editoria manga, però, il significato cambia radicalmente, indicando un volume che fa parte di una serie.
In pratica, e semplificando un po’ il concetto, un tankōbon è una raccolta di capitoli di una serie già apparsi su una rivista specializzata (su cui vengono pubblicate più opere).
La rivista più conosciuta che pubblica i capitoli da cui sono tratti questi volumi è Shōnen Jump.
Dove sono nati i manga?
In Giappone, naturalmente! Quando? Bella domanda!
Come abbiamo anticipato, infatti, non è semplice definire cosa sia effettivamente un manga nel contesto nipponico.
Se per manga intendiamo qualcosa di simile al fumetto, cioè un rappresentazione con parole e immagini, potremmo andare molto indietro nel tempo, addirittura fino a certe rappresentazioni del XII secolo e includere persino le pubblicazioni satiriche che precedono la storica apertura del Giappone all’Occidente…
Ma difficilmente un lettore moderno, appassionato di letture come Berserk o One Piece, potrebbe dire che queste rappresentazioni sono dei manga del tipo che vediamo oggi nelle librerie.
Perché i manga si chiamano così?
Nessuno sa chi sia stato a coniare il termine “manga”. Di sicuro era già in uso nel XVIII secolo, tanto che Hokusai, il celebre artista autore de La Grande Onda, ne fa uso nel suo Hokusai manga del 1814, ma con un’accezione ben diversa da quella moderna. Hokusai infatti intendeva il termine nel suo vecchio significato di “immagini capricciose”, ossia “realizzate nel capriccio del momento”.
È soltanto nel XX secolo che il termine ha preso davvero piede come modo per definire i fumetti del tipo che conosciamo oggi, e in particolare è solo dopo l’occupazione americana del 1945 (con la sua influenza sulla società giapponese), che i manga assumono le logiche e le convenzioni odierne, tali da distinguerli dalle altre tradizioni fumettistiche.
Tuttavia, perché usare un termine diverso, e non un semplice “fumetti giapponesi”? La fortuna di “manga” deriva probabilmente dal suo stile così diverso, talmente particolare e distante dalle logiche occidentali da meritare un’etichetta a parte. Dire “manga” invece che “fumetto” è comodo, perché implica già una distinzione netta con altre tradizioni, e farlo usando il termine nella lingua giapponese (e non uno inventato dal nulla) è più che naturale.
Chi ha inventato i manga?
I manga in senso moderno, cioè come li intendiamo oggi, hanno iniziato a sviluppare il proprio stile distintivo con Osamu Tezuka. Soprannominato non a caso “padre dei manga” e “dio dei manga”, Tezuka è stato un artista poliedrico, non solo fumettista, ma anche animatore, produttore televisivo e cinematografico.
Pur non avendo inventato il concetto di fumetto in Giappone (le pubblicazioni occidentali già esistevano), è stato lui ad aver fatto il grosso del lavoro per differenziare la scuola nipponica da tutte le altre. A lui si deve, ad esempio, il primo uso dei famosissimi “occhioni” che oggi riconosciamo come marchio di manga e anime… e che lui ha in realtà tratto dalla produzione Disney!
Rispetto alle opere occidentali, però, quelle di Tezuka e dei suoi epigoni non volevano essere solo diversivi per bambini, ma aspiravano a una maggiore caratura artistica, che nel tempo assunsero uno stile tutto loro, difficilmente confondibile.
Tezuka è anche uno dei mangaka più famosi e prolifici di sempre, autore di parole e disegni di più di settecento manga. Il padre putativo dei manga è proprio lui, il creatore di Astro Boy e Kimba il Leone Bianco.
Qual è stato il primo manga della storia?
Anche tralasciando le produzioni precedenti la Seconda Guerra Mondiale (che rappresentano una sorta di fumetto primitivo), la domanda non è facile.
Il primo fumetto serializzato nel dopoguerra giapponese è Sazae-san di Machiko Hasegawa, ma le opere che davvero si possono definire pienamente manga sono quelle del primo Osamu Tezuka e in particolare Shin Takarajima tradotto da noi in La Nuova Isola del Tesoro, pubblicato nel 1947. Anche se questo non è stato il primo lavoro del padre dei manga, si può comunque considerare il primo che abbandona (almeno in parte) le convenzioni occidentali e adotta uno stile riconoscibile come giapponese.
Questo manga, in particolare, si ispira liberamente al romanzo L'Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. Come questo, racconta le avventure vissute da Jim Hawkins a seguito del ritrovamento di una misteriosa mappa del tesoro nel baule di un vecchio marinaio ospite nella locanda dei suoi genitori. Il manga divenne famoso per l’uso innovativo delle inquadrature, molto più cinematografiche rispetto a quelle utilizzate fino ad allora: una novità che ha cambiato per sempre il modo di vedere e disegnare i manga.
Che differenza c'è tra manga e anime?
I manga sono fumetti, mentre gli anime sono quelli che in Occidente sono definiti cartoni animati.
Gli anime possono essere riadattati dai manga o da light novel - tipici romanzi giapponesi per ragazzi e giovani adulti - e possono avere più stagioni. Possono poi proseguire con adattamenti in forma di lungometraggi o direttamente con degli “OVA”, cioè con “video d'animazione originale” che raccontano trame inedite.
Più raro, ma non impossibile, il percorso contrario: anche i manga (come nel caso del Monologo della Speziale) possono adattare una light novel o anche un anime (come per Neon Genesis Evangelion).
In che senso si leggono i manga?
I manga di base dovrebbero essere letti secondo l’orientamento giapponese, ovvero da destra verso sinistra, quindi al contrario rispetto alla nostra lettura solita, e dall’alto verso il basso. Però è possibile trovarne alcuni che hanno mantenuto la lettura da sinistra verso destra, o che sono stati “specchiati” nelle loro traduzioni occidentali.
In ogni caso, è difficile sbagliarsi: praticamente ogni manga alla prima pagina a sinistra (quindi la prima per noi occidentali) indica il senso di lettura e rimanda all’effettiva prima pagina nel verso originale giapponese.
Un trucco per scoprire come leggere il volume è guardare dove si trova la copertina: se a destra, lettura orientale; se è a sinistra, lettura occidentale.
Quali sono le categorie di manga?
Come abbiamo detto, il termine “manga” da solo non specifica il genere di ciò che si sta leggendo. Per questo, esistono molti altri termini che lo fanno, di solito indicando il target di riferimento della serie. Andiamo a vederli uno per uno.
I manga Shōnen sono quelli per adolescenti maschi e il loro sottogenere più famoso è il Battle Shōnen, che pone molta attenzione su azione e combattimenti, ma anche su personaggi e aspetti ricorrenti, come il protagonista maschio e giovane, o i tornei di lotta. Esempi di questa categoria sono One Piece, Dragon Ball e Naruto.
Il loro corrispettivo femminile, cioè il manga rivolto a giovani ragazze, è lo Shojo, che di solito (ma ci sono vistose eccezioni) racconta storie romantico-psicologiche e spesso con ambientazione scolastica. Le relazioni che vediamo rappresentate negli Shojo sono spesso di amore idealizzato e dunque poco realistico. Ne sono un esempio Lady Oscar, Candy Candy e Georgie.
Sottogenere degli Shojo è il Imahō shōjo o Majokko, in cui le protagoniste sono eroine dotate di poteri magici o soprannaturali. Grazie alla tematica meno strettamente sentimentale, questo genere è spesso approcciato anche da un pubblico maschile. Alcuni esempi: Sailor Moon, Sugar Sugar Rune e Magica DoReMi.
Tra i manga per adulti abbiamo invece i Seinen e gli Josei, rispettivamente indirizzati a uomini e a donne adulte, che trattano temi delicati e rappresentano scene più esplicite.
Di solito il fine ultimo di un Seinen o di un Josei è meno orientato all’escapismo e più a parlare di argomenti forti: depressione, ingiustizie, solitudine sono di casa tra le loro pagine. Tra i due tipi, i Josei tendono a trattare storie più radicate nella vita quotidiana e situazioni comuni nell’esistenza delle donne adulte (come il lavoro, la famiglia, le malattie, il rapporto con il proprio corpo e la propria immagine).
Spesso i manga per adulti presentato personaggi più sfaccettati e complessi e fanno meno ricorso al fanservice nudo e crudo (pur non avendo problemi a rappresentare nudità o scene di sesso).
Come esempi di Seinen abbiamo Monster, Berserk, Death Parade e Hellsing, mentre tra i Josei possiamo citare Kuragehime – La Principessa delle Meduse di Akiko Higashimura, Paradise Kiss di Ai Yazawa e My Broken Mariko di Waka Hirako.
Abbiamo poi i Kodomo, genere che come target ha i bambini fino ai 10 anni e che riporta disegni puliti e trame semplici. Sebbene il termine non sia troppo noto al grande pubblico, molti di noi conoscono e seguono ancora questo genere anche in età adulta. Un esempio di questa categoria è Doraemon.
Altre categorie di manga piuttosto famose:
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I Boys’ Love, noti anche con l’acronimo BL o con il termine Yaoi, si riferiscono alle storie che trattano dell’amore omoesessuale tra uomini;
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Gli Yuri, o Girls’ Love, la controparte riferita alle donne;
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I Doujin, che di per sé indicherebbero le opere non ufficiali realizzate dai fan, ma che spesso sono associati a pubblicazioni erotiche per adulti;
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Gli Ecchi, che indicano manga dal contenuto sessuale (anche se di solito non esplicito);
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Gli Hentai, che indicano genericamente i manga più espliciti e con altissimo contenuto sessuale, assolutamente vietato ai minori.
Qual è la differenza tra manga Yaoi e BL?
Non c’è nessuna differenza tra manga Yaoi e BL che identificano un genere basato su relazioni fisico-romantiche omosessuali tra maschi, più o meno idealizzate.
Ci sono però diverse distinzioni all’interno della categoria. Infatti, differenza degli Yaoi che hanno solitamente un’estetica “molto femminile”, i manga Bara sono rivolti ad un pubblico prevalentemente gay maschile.
Gli Shōnen-ai si focalizzano principalmente sulla relazione dal punto di vista romantico e dunque differiscono dagli Yaoi tipici, che invece privilegia la relazione sessuale (in modo più o meno esplicito).
Qual è il manga più letto al mondo?
Senza ombra di dubbio il manga più letto al mondo è One Piece di Eiichirō Oda. Un’opera monumentale che ad oggi ha raggiunto i 109 volumi e la cui pubblicazione è ancora in corso. Questo manga è stato tradotto anche in un popolarissimo anime e, più recentemente, in una serie live action targata Netflix. La prima edizione di questo manga risale al 22 luglio 1997 in Giappone, mentre in Italia approda solo nel luglio 2001 (quattro mesi dopo, appare l’anime sulle reti italiane). Quest’opera è esportata in più di trenta paesi del mondo e può contare uno stuolo di fan di ogni età e genere.
Qual è il manga più venduto di sempre?
La serie più venduta di sempre è, oggi, anche la più letta. Dunque, parliamo ancora di One Piece di Eiichiro Oda, che ha venduto approssimativamente 521 milioni di copie dal 1997, staccando nettamente il manga al secondo posto, Golgo 13, di più di 200 milioni di copie (traguardo doppiamente notevole se si pensa che Golgo 13 è pubblicato ininterrottamente dal 1968). Al terzo posto, abbiamo invece Detective Conan, con 270 milioni di copie, seguito a ruota da Dragon Ball, Naruto e Doraemon, che si assestano tutti in un range tra le 260 e le 250 milioni di copie vendute.
Che manga iniziare a leggere?
La domanda è sempre difficile perché varia da persona a persona. Non solo occorre tenere conto dei gusti riguardo a generi e tematiche, ma è bene anche prendere in esame altri aspetti, come la quantità di volumi della serie.
S nostro blog puoi trovare molti articoli pensati apposta per rispondere a questa domanda. Ecco quindi un articolo sui migliori manga Shōnen secondo noi, e un altro sui migliori Seinen.
Quali sono i migliori manga da leggere?
Anche questa domanda è molto personale e la risposta può variare in base alle preferenze. L’idea migliore in questo caso è, oltre a leggerci, fare un giro all’interno del nostro catalogo e vedere cosa ti colpisce di più. Per facilitare la ricerca, sul nostro sito puoi trovare una pagina dedicata ai primi numeri delle serie.
Vuoi qualcosa di più? Ecco allora alcuni dei miei manga preferiti, quelli che insomma consiglierei ad amici, parenti e appassionati.
Un manga Shōnen fantasy che mi è piaciuto molto seguire e collezionare è Fairy Tail, concluso con 63 volumi e una serie di spin-off e del quale è stato realizzato anche un sequel (Fairy Tail: 100 Years Quest). Il manga racconta la storia di Lucy Heartphilia, una giovane maga degli spiriti stellari che sogna di entrare a far parte della gilda “Fairy Tail”, una congrega di maghi. Nel suo viaggio incontrerà Natsu Dragonil, un mago dragon slayer del fuoco e il suo gatto volante Happy. Un viaggio tra missioni, avventure a molti personaggi secondari che ho amato per le loro storie: d’amore, di redenzione e di crescita, che parlano dell’importanza di trovare la propria strada e farsi avanti nella vita con coraggio. I miei personaggi preferiti infatti sono quelli che meglio incarnano questi valori: Gajeel Redfox il dragon slayer d’acciaio e Levy McGarden, intelligente maga amante dei libri che possiede la magia delle lettere.
Altro manga Shōnen che sto collezionando nella sua versione Deluxe Edition (che adoro) è Fullmetal Alchemist, la storia dei due fratelli Elric alla ricerca della pietra filosofale. Tante emozioni ti assaliranno durante questa lettura, ma sarà un viaggio unico che sarai felice di aver intrapreso.
Da grande amante dei Boys’ Love non posso che consigliarti la storia dolce e anche un po’ nerd di Sasaki e Miyano, due studenti che imparano a conoscersi meglio leggendo manga yaoi. Li ho amati dal primo momento e ora è in uscita anche lo spin-off Hirano e Kagiura.
Un manga Shojo che mi sta appassionando molto e di cui mi hanno affascinato molto i tratti grafici e le copertine è The King’s Beast. La storia parla di Kogetsu, una ajin (creature metà umane e metà bestie) che serve il suo padrone presentandosi come uomo e mentendo sul suo vero scopo, vendicare il fratello scomparso.
Potrei consigliarti moltissimi altri volumi, ma la cosa migliore è provare, leggere e innamorarsi di tutte le meravigliose storie che possono popolare le nostre librerie.
Quanto guadagna in media un mangaka?
Grazie alle rivelazioni di Jun Watanabe, mangaka autore di Golden Guy, sappiamo che la paga di un mangaka è di circa 10.000 Yen, circa 60 euro per tavola (ossia, per pagina). Spesso poi un mangaka riesce ad arrotondare grazie alle royalties, cioè al compenso percepito da chi cede i diritti di commercializzazione di un prodotto, sempre che la sua opera divenga abbastanza popolare da ricevere un adattamento animato, o a dare vita a qualche prodotto su licenza (giocattoli, videogiochi, live action, ecc).
Quanto può costare un manga?
Al giorno d’oggi, il prezzo dei manga varia tra i 4 e i 7 euro, ma lo standard cambia parecchio da casa editrice a casa editrice. Senza contare che i manga esistono in una miriade di versioni: tra stampe a colori, deluxe, raccolte, stampe di pregio o limitate e, più in generale, edizioni particolari, i prezzi possono variare tanto che quelli dell’industria del libro.
Esistono dunque anche volumi con prezzi più alti, che arrivano fino ai 15 euro o più: spesso sono riedizioni dedicate ai fan più accaniti.
Dove posso comprare i manga?
I manga possono essere comprati in fumetteria, in fiera o comodamente da casa… e ovviamente li abbiamo anche noi! La categoria manga qui su Fantàsia Store è sempre piena di titoli e novità, ed è sempre aggiornata!
Dacci un’occhiata, e troverai tutti i titoli che stai cercando (con spedizioni rapide e imballaggi a prova di balcone)!
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